La decisione di chiudere i social network è diventata una pratica spesso utilizzata come risposta ad un malessere sociale. Ad esempio, dopo la diffusione di notizie false, all’ indomani della domenica di Pasqua, il governo dello Sri Lanka è ricorso a una misura drastica, bloccare temporaneamente l’accesso ai principali social network e i programmi di messaggistica istantanea: Facebook, WhatsApp, Instagram, YouTube.
Diciamo che di solito la rete è sempre divisa in due frangenti: da un lato, diversi leader mondiali che cercano di contenere la diffusione di immagini degli attentati, implementando misure di censura ; dall’altro, ci sono gli esperti che sostengono che una mano troppo pesante potrebbe ottenere l’effetto opposto, e peggiorare ancora di più la situazione.
Il problema è che spesso si vanno incontro a false notizie per incentivare ed ingrandire il problema. Altre ricerche mostrano invece che bloccare i social network può addirittura moltiplicare i vari episodi di violenza.
Chiudere internet è la soluzione?
Il governo dello Sri Lanka, dopo gli attacchi terroristici avvenute contro le chiese e hotel, provocando almeno 300 vittime, decise di bloccare l’accesso a Facebook ed altre piattaforme social; prima che si scatenasse una guerra”online”. La decisione è stata presa principalmente per evitare il diffondersi di tutte quelle fake news che avrebbero potuto alimentare odio sia etnico che religioso.
Ogni volta che una falsa notizia arriva a provocare violenza, il governo prende subito la decisione di chiude i social. Sembra sempre più difficile prevenire il diffondersi delle false notizie, proprio perchè i social permettono a chiunque di dire la sua ( come del resto giusto che sia per la libera espressione ).
Come citazione possiamo prendere Christian Rocca, saggista e collaboratore della Stampa; che nel suo libro Chiudete Internet accusa le aziende per avere alimentato alcuni fenomeni mondiali. Infatti afferma: Questa decisione dimostra quanto sia pericolosa l’architettura ingegneristica delle piattaforme digitali, progettata per creare dipendenza e rendere virali il rancore e la disinformazione. Va chiuso l’attuale modello di business dei social; non solo durante un attacco terroristico ma per sempre”.
