Papa Francesco in viaggio nella Terra Santa
Papa Francesco ha concluso il suo viaggio in Medio Oriente arrivando in Gerusalemme. Le bandiere vaticane sventolano accanto a quella dello Stato d’Israele, sullo sfondo il cielo di Gerusalemme. Una visita che ricalca quella storica che Paolo VI fece nel 1964 per incontrare il patriarca ortodosso di Costantinopoli Atenagora. Nessuna messa pubblica a Gerusalemme per Papa Francesco, a differenza di quanto fece il predecessore Benedetto XVI nel 2009: celebrerà una funzione più ristretta nella sala del Cenacolo. Il programma in città prevede la visita al Gran muftì alla spianata delle moschee, e al Muro occidentale il cosiddetto “muro del pianto”, dove Bergoglio inserirà un bigliettino, come fecero Wojtyla e Ratzinger.
A Gerusalemme, il Pontefice ha ricordato l’Olocausto: “Mai più la Shoah…Signore, ascolta la nostra preghiera, la nostra supplica: salvaci per la tua misericordia, salvaci da questa mostruosità, Signore onnipotente”, queste le sue parole mentre era in visita al memoriale che ricorda lo sterminio degli ebrei. Poi si è fermato di fronte al Muro del Pianto, luogo simbolo per gli ebrei.
Inoltre ha mandato un’altro messaggio molto significativo al Medio Oriente: “Ognuno ha il suo muro del pianto, troviamo almeno delle mura che ci tengano uniti.”
Questo è il senso dell’invito rivolto al presidente israeliano Shimon Peres e al palestinese Abu Mazen per incontrarsi e pregare insieme in Vaticano. Non si tratta di un’iniziativa estemporanea ma assai meditata come lo è stato tutto questo viaggio in Terrasanta.
Ma l’effetto sorpresa c’è stato, e anche clamoroso, era quando il Pontefice ha fatto fermare il corteo a Betlemme, prima di raggiungere la Piazza della mangiatoia, per scendere e avvicinarsi all’altro “Muro”, che separa gli israeliani dai palestinesi: una barriera di sicurezza che ingloba e isola la maggior parte delle colonie ebraiche e la quasi-totalità dei pozzi d’acqua. I sostenitori del muro sottolineano il numero di vite salvate dagli attentati terroristici mentre i suoi detrattori arabi la vedono in modo completamente diverso: ampie aree della Cisgiordania sono state confiscate per costruire una barriera lunga 757 chilometri. Oltre 300mila arabi sono rimasti isolati dal resto dei Territori, schiacciati tra il Muro e la Linea Verde.
In seguito Francesco ha sottolineato che tra la Santa Sede e lo stato di Israele le relazioni diplomatiche, che esistono ormai da più di un ventennio, hanno favorito l’accrescersi di rapporti buoni e cordiali, come testimoniano i due accordi già firmati e ratificati e quello in via di perfezionamento. Al presidente Peres e al premier Netanyahu Bergoglio ha ribadito con forza la posizione della Santa Sede, già affermata a Betlemme, per la soluzione del conflitto israeliano palestinese, ovvero la “soluzione dei due stati”.
Sul volo di ritorno dalla Terra Santa, come aveva promesso, papa Francesco s’è offerto senza rete alle domande dei giornalisti al seguito. Quasi un’ora per parlare di tutto.
Del viaggio appena concluso, a chi gli chiedeva se e quanto avesse “pensato” ai gesti effettivamente compiuti, la sosta e la preghiera silenziosa alla Barriera di sicurezza, il bacio ai sopravvissuti all’Olocausto – ha risposto «non è che ci si pensi prima, ci si trova e si fa».