Caso Pandora: da pubblicità natalizia a caso mediatico nazionale.
Caso Pandora. In questi giorni si è molto parlato del caso Pandora. Tra critiche ed opinioni favorevoli, il web si è diviso. Ciò che è certo è che, intenzionalmente o non, la pubblicità ha centrato il primo obiettivo del marketing: far parlare di sé.
“Un ferro da stiro, un pigiama, un grembiule, un bracciale Pandora: secondo te cosa la farebbe felice?”
Questa è la domanda che Pandora ha deciso di porre a tutti i pendolari della metro di Milano. I commenti non hanno tardato ad arrivare, ovviamente. Così come le accuse di sessismo e discriminazione da parte di donne che si sono sentite offese dalla scelta comunicativa del brand.
Da ciò scaturisce quello che ormai è conosciuto come “caso Pandora”.
“Abbiamo notato che il messaggio è stato a volte frainteso. Da sempre Pandora ha a cuore le donne e quest’anno vuole aiutarle a trovare sotto l’albero il regalo perfetto. Quante di noi a Natale hanno ricevuto qualcosa di non gradito? Questa iniziativa nasce proprio da una ricerca che ha evidenziato come la maggior parte delle donne a Natale riceva sempre il regalo sbagliato. Tutte insieme, quindi, diciamo no a pigiami, ciabatte e frullatori ma sì ai gioielli che amiamo”.
Pandora cerca così di correre ai ripari, motivando una scelta comunicativa certamente fraintesa.
L’intento dell’azienda era nient’altro che quello di suggerire agli uomini, che esistono delle alternative a quelli che sono conosciuti come regali standard, come appunto un ferro da stiro o un pigiama. L’alternativa, più gradita dal pubblico femminile già affezionato al brand, è in questo caso un gioiello Pandora. Suggerimento avvalorato dalle immagini della nuova collezione che “gravitano” a fianco del testo.
Si tratta di una scelta comunicativa che volutamente gioca con i luoghi comuni, con ironia.
Caso Pandora e il real time marketing.
Approfittando della grande esposizione di questi giorni, anche altre aziende hanno deciso di sfruttare il tutto a proprio vantaggio. Immancabili le risposte di Taffo e Ceres, aziende che pur trattando generi diversi, hanno saputo fare del social media marketing, vero e proprio cavallo di battaglia.
Anche la concorrenza però è stata spietata. Ha creato molto rumors la risposta/non risposta di Cartier, che cerca di distinguersi da Pandora anche per la sottointesa differenza di prestigio di marca.
Siamo testimoni di una nuova “guerra” fatta a suon di slogan pubblicitari?
Credits photo: Il fatto quotidiano