Passato imbarazzante sui social e reputazione online
Con l’avvento dei social network e di tutti i prodotti tecnologici che ci circondano la privacy delle persone viene sempre meno.
Ogni parola, ogni azione, qualcosa cosa che uno fa è sotto gli occhi di tutti. E basta una semplice ricerca su Google per scoprire tutto ciò che riguarda una persona.
Questo è quanto accaduto all’ideatore dell’app Ethan Czahor. Un trentenne che a inizio anno, febbraio 2015, era stato assunto come CTO “chief technical officer” nello staff dell’ex governatore della Florida. Il repubblicano Jeff Bush, fratello minore dell’ex presidente George W. Bush e probabile candidato repubblicano nelle elezioni presidenziali del 2016.
Bene il giovane advisor è stato licenziato dopo appena due giorni.
La stampa statunitense aveva, infatti, setacciato i suoi profili social e aveva scoperto una serie di post inappropriati contro donne e omosessuali risalenti al 2008.
Czahor si è difeso sostenendo che si trattava solo di materiale comico. Legato agli studi di cabaret che stava sostenendo a Hollywood in quel periodo. E, che non rispecchiano in alcun modo la sua personalità e le sue posizioni.
Ma troppo tardi, perchè sono state ben conservate nella memoria infallibile dei server dei social network.
Però da un errore ha saputo imparare la lezione costruendoci le basi per ripartire. Creare un servizio che permetta di rintracciare i vecchi post imbarazzanti e cancellarli. In modo tale che nessuno possa più avere il suo stesso problema. Senza che siano costretti a passare in rassegna manualmente tutti i loro profili andando indietro di mesi e anni.
Così si è inventato Clear, un tool online che scava nei database di Facebook, Twitter e Instagram.
Una volta installata e avviata, in pochi secondi l’app passa in disamina tutta la cronologia personale di post, foto e status sui tre principali social network. Alla ricerca di messaggi, parole, potenzialmente offensive e di riferimenti a gruppi etnici.
Dopo di che la sottopone al vaglio del supercomputer Watson di IBM. I cui algoritmi sono in gradi di rilevare il tono dei messaggi.
Per il momento ci si concentra sugli stereotipi e le offese verso i gruppi di persone (come donne, omosessuali, ecc.), ma a breve si potrà controllare tutto. Ad esempio si potrà cancellare quell’album di foto da ubriachi, o quei post contro un’azienda che possono mettere a rischio un’eventuale assunzione futura.
Il controllo finale spetta sempre alla persona interessata. Il computer, infatti, mette solamente in risalto i post a rischio. Ma la cancellazione sarà a completa discrezione degli utenti.
Al momento il software è ancora in fase di sviluppo e disponibile per iPad e iPhone. Czahor promette di implementarla a breve su altre piattaforme e renderla disponibile anche per controllare i contenuti delle proprie ricerche su Google; o i post sul proprio blog. Chi fosse interessato può già entrare nel gruppo dei beta-tester semplicemente iscrivendosi al sito Heyclear.com.
Come mostra il caso esemplare di Czahor. La questione non riguarda semplicemente l’immagine pubblica fra amici e parenti, ma la propria reputazione online.
Spesso ormai le aziende vanno a controllare le pagine Facebook e Twitter per farsi un’idea del comportamento e della vita del loro dipendente o di un candidato che stanno valutando per l’assunzione. L’ esigenza di controllare il flusso di contenuti digitali che riversiamo quotidianamente sulla rete è dunque indispensabile.